Notte di luna sull’Orsei. L’aria è finalmente fresca. “Cos’è quella cosa sulla scala?” chiede Fabrizio che nell’animo è ancora un po’ “cittadino”. Mi avvicino. “Un rospo”
In effetti è un bel rospo, più grande di una mano, marrone scuro, direi “rospo comune” anche se ormai “comune” non lo è più molto. Direi anche femmina, viste le dimensioni, piuttosto grandi. È rivolto verso l’acqua e mi chiedo se, a metà luglio, non sia un tantino tardi per la riproduzione ….vabbè siamo in montagna, però…. Ma forse vuole solo tornare alle rive umide e protette dell’Orsei che forse sono la sua casa.
Però … Red accorre subito, molto interessato. Dato che gli interessi di un lupoide come lui sono essenzialmente legati alla commestibilità di una preda mi affretto a spingere il rospo verso la recinzione e le libere sponde dell’Orsei. “O.K., salvo” mi dico. E sbaglio. Red presidia la recinzione, corre, annusa, fruga…. E lo stupido rospo non trova di meglio che rientrare. Deve avere attitudini suicide.
È così che mi ritrovo ad inseguire nella notte un husky con un rospo in bocca, situazione pericolosa per il rospo, se l’Husky lo morde, per l’Husky, se il rospo si arrabbia, e pure per me che posso cadere dalle scale nel buio. “Sputa il rospo!” gli grido comprendendo finalmente il reale significato della frase usata per chi ha “qualcosa di spiacevole” in gola. E Red lo sputa. Integro.
Riporto il rospo all’Orsei e spero trovi una via meno pericolosa, sia che voglia andare all’acqua sia che voglia solo tornare al suo rifugio. Nel dubbio sulla destinazione, porto Red in casa. Buona notte, rospetta.
Ma nel frattempo si scopre perché il gironzolare di notte di mamma rospa: lo scopriamo il mattino seguente sui gradini, nei viali, lungo la scalinata che sale al parcheggio della nostra auto. Una processione di rospetti saltellanti invadono ogni spazio. Dove vano, chi cercano, cosa vogliono? Qualcuno me lo spiegherà!!!