Diciamo subito che la parte utilizzata del trifoglio dei prati è soprattutto il bel fiore rosso che si trova in maggio e giugno, anche se anche le foglie possono venir utilizzate. Va usato appena raccolto. Si sfrutta nelle insalate, nelle minestre o come decorazione di antipasti e formaggi, ma può condire anche un risotto o una torta salata, su una base di sfoglia, in combinazione con altre verdure (ad esempio zucchini), ricotta, uova, pancetta e magari scalogno o cipolla. I fiori possono venir gratinati o usati in sformati. Le foglie possono essere cotte con altre erbe o usate per un pesto con i pistacchi.
La parte che contiene sostanze biologicamente attive è il fiore che viene anche lavorato per ottenere estratti da utilizzare in compresse e capsule ma può venir utilizzato anche sotto forma di tisana. I fiori vanno seccati e posti in infusione, dato però il contenuto in fitoestrogeni meglio comunque non abusarne. Viene venduto come integratore alimentare. Contiene infatti minerali e oligoelementi. Potete anche seminarlo in casa ed utilizzare i germoglio nelle insalate (microgreen)
Il trifoglio dei prati contiene isoflavoni, fitoestrogeni (ossia simil-ormoni femminili vegetali) che hanno azione antiossidante e viene quindi utilizzato per ridurre i sintomi della menopausa, per diminuire il dolore al seno causato dal ciclo mestruale, per abbassare i livelli di colesterolo nel sangue per prevenire l’osteoporosi e per contenere la sintomatologia causata dall’ipertrofia prostatica (ingrandimento della prostata) benigna. In passato veniva usata anche per problemi respiratori. L’uso è ben tollerato, le reazioni allergiche sono scarsissime, raramente può causare nausea e mal di stomaco.
I fiori del trifoglio dei prati possono venir seccati o usati freschi. La raccolta dovrebbe avvenire in un pomeriggio caldo ma coperto, quanto i principi attivi sono al loro massimo. La tisana viene utilizzata per piccoli disturbi dell’apparato digerente, come leggera diarrea, contro leggere irritazioni delle mucose o come terapia (una tazza al giorno) nel periodo della menopausa. Si prepara ponendo 6 fiori, freschi o secchi, in una tazza di acqua bollente per 10 – 15 minuti. Filtrare e addolcire con miele.
Il Trifoglio dei prati, detto anche “trifoglio rosso” o “trifoglio selvatico” deve il suo nome alla forma delle foglie, composte da tre foglioline arrotondate, verdi, che presentano una sorta di macchia chiara a mezzaluna e un picciolo lungo da 1 a 4 cm. I fiori sono costituiti da una infiorescenza a capolino (un insieme di fiorellini) rosa più o meno carico, tendente al viola, più chiari alla base, il frutto è un piccolo legume che contiene un solo seme.
Si tratta di una pianta perenne, appartenente alla famiglia delle Fabacee (Leguminose) e nativa dell’Eurasia quindi diciamo pure “locale”. Il trifoglio dei prati è alto da 20 a 80 cm. con una radice a fittone (tipo carota insomma) molto ramificata, che garantisce una buona presa sul terreno. Il trifoglio rosso dei prati si riproduce grazie all’impollinazione da parte di api e bombi e rappresenta per loro un pascolo eccellente. Resistente al freddo può comparire nei prati sino a 2600 m di altitudine. E’ una pianta foraggera molto usata.
Utile nel ciclo delle colture in quanto, trattandosi di una leguminosa, è in grado di fissare l’azoto atmosferico grazie a batteri presenti in simbiosi nelle radici trasformandolo in ammonio, indispensabile alla produzione di proteine strutturali da parte delle piante. Un tempo veniva chiamato “erba da latte”. Il fatto che contenga fitoestrogeni spiega questo suo nome.